Come ha espressamente dichiarato la Consob, i derivati sono strumenti finanziari complessi che dovrebbero essere destinati ad investitori professionali, o quanto meno evoluti, che siano in grado di valutare e gestire correttamente i notevoli rischi che essi comportano.
Numerosi istituti bancari hanno invece indotto enti pubblici, privati e imprese a stipulare contratti che prevedono strumenti finanziari derivati, il più delle volte convincendoli che si trattasse di operazioni con finalità di copertura (hedging), vale a dire una sorta di “assicurazione”, che avrebbe dovuto garantire il cliente di fronte all’imprevedibile oscillazione di un determinato parametro finanziario (ad esempio, contro il rischio di aumento del tasso di interesse).
Molti di questi contratti, pur essendo stati venduti come strumenti di copertura, sono invece congegnati, in realtà, come spericolate operazioni finanziarie che determinano gravi perdite per il cliente ed ingenti profitti per le banche, anche sotto forma di costi impliciti (non dichiarati nei contratti) e commissioni occulte.
Tali strumenti finanziari derivati assumono i nomi più svariati (Interest Rate Swap, Currency Swap, Credit default swap, Total return swap, Equity Swap, etc.)
Recuperare le perdite subite è, in molti casi, possibile, giacché, in molti casi, le banche hanno agito in violazione della normativa vigente in materia, che garantisce una forte protezione al cliente – investitore.
E’ quindi fondamentale analizzare i contratti stipulati, per verificare, in concreto, sia dal punto di vista economico-finanziario che giuridico, le eventuali anomalie e criticità presenti, tra cui irregolarità formali, condizioni contrattuali inique, costi impliciti, commissioni occulte, etc